La Festa di Sant‘Agata nei nostri giorni a Catania
Introduzione
L’anno scorso (2012/2013) grazie al programma Erasmus, ho potuto trascorrere un semestre in Sicilia, a Catania. In febbraio si svolgeva la Festa di Sant’Agata la quale è il più grande orgoglio della città. Mi interessavo molto della celebrazione e l’ho seguita con grande entusiasmo e documentandola con delle foto e dei video. Durante i miei studi all’università preferivo sempre gli argomenti della civilizzazione italiana, e la Festa offriva una buona possibilità come il tema della mia tesi. Quondi dopo che ero arrivata a casa, ho deciso di scegliere la Festa come l’argomento della mia tesi di laurea.
Bisognava redurre poi l’area che la Festa tocca, siccome ci sono tantissimi aspetti da cui si potrebbe avvicinarla. Alla fine cercavo di concentrarmi la festa di oggi, questa festa che ha quasi 1600 anni (e radici nell’epoca antica) e si svolge fino ad oggi ormai tra le decorazioni della Catania moderna.
Ovviamente prima faccio conoscere la figura di Agata, che visse nel corso del III. secolo dopo Cristo e descrivo le sue vicende. Poi provo di ricostruire l’evoluzione del suo culto che traversa sull’arco della storia dai primi cristiani fino ad oggi. Aver dato uno sguardo al passato, nella parte principale racconto lo svolgimento della festa di oggi, ed esamino la gente che ci partecipa attraverso un questionario. Con il sondaggio vorrei misurare la composizione dei partecipanti per quanto riguardano le fasce sociali, e le motivazioni, e studio la relazione tra religione e tradizione.
Per finire analizzo tre articoli esponendo i problemi attuali.
Riassunto
La Festa di Sant’Agata è la celebrazione della santa patrona di Catania, e si svolge ogni anno dal 3 fino al 5 febbraio nella città siciliana. Nella mia tesi di laurea prima descrivo la vita e le vicende della martire, poi brevemente osservo le radici e l’evoluzione del suo culto.
Le due parti principali della tesi saranno Lo svolgimento della festa di oggi con tutti gli eventi e oggetti della festa, e le Analisi del questionario sulla partecipazione alla Festa di Sant‘Agata, che ho fatto per studiare i partecipanti da diversi punti di vista. Nel capitolo finale analizzo tre articoli dando un occhiata ai problemi emergenti della festa nel 21° secolo.
La martire di Catania: Sant‘Agata
La vita di Agata
Agata, nacque in una nobile famiglia catanese nel corso del III. secolo d.C. Non c’è accordo tra gli storici, per quanto riguarda la data di nascità di Agata, la quale potrebbe essere 231, 235, ma altre fonti menzionano 238. Ma rendendo conto della sua morte, che subì nel 251 – è una data riconfermata da tanti ricercatori – possiamo quasi escludere 238. Se l’ammettessimo, come la sua nascità, ne ricaveremmo che Agata morì all’età di tredici anni, che pare poco probabile. Le sue tragiche torture sembrano legarsi a un età più matura, di circa quindici, venti anni.[1]
Comunque Agata fu nata in una della famiglie più importanti di Catania di allora. I biografi contano sette famiglie che al canonizzazione della santa si contendevano per verificare gli origini di Agata della loro famiglia: i Colonnesi (romani d’origine), gli Asmari (catanesi), gli Altiflores e gli Anzalone (entrambi di Palermo).[2] Ci sono soltanto ipotesi, per il suo aspetto fisico, ma a base delle reliquie, e come appare nell’agiografia era una ragazza slanciata, bella, con i capelli biondi, ed era anche famosa, perché veniva da una famiglia nobile, quindi conosciuta in città.[3]
Secondo la tradizione più ricorrente il padre si chiamò Rao, e la madre Apolla. Agata fu educata con la profonda fede cristiana e fu consacrata a Dio dalla propria volontà, cioé doveva vivere come in un monastero, distaccata dal mondo.[4] Su quello testimoniano le fonti, ma si può sopporre, che la ragazza fu costretta a vivere da monaca, perché i genitori glielo hanno ordinato e non per la stessa e libera scelta, come fu consuetudine al cristianesimo prematuro.
Comunque la giovane ragazza attirò l’atenzione di Quinziano; il governatore della provincia (proconsole), che volle ottenerela per sé. Trovò subito il pretesto per avvicinarla: la fede illegale nell’Impero, ma professata dalla giovane.[5] Perciò Agata fu citata davanti al Quinziano, ma l’affezione del governatore non venne per niente contracambiata. Dopodiché i genitori di Agata, che erano proprietari di numerosi poderi nei dintorni di Catania, cercarono scampo nella fuga, e nascondarono la loro figlia probabilmente a Galermo.[6] Ma dopo qualche mese di ricerche, le truppe inviate dal proconsole riuscirono a trovare Agata in esilio, e la condussero in tribunale al cospetto di Quinziano.[7] Il romano vedendo la resistenza della fanciulla, l’affidò ad Afrodisia (nome parlante), una cortigiana dissoluta. La padrona viveva con le sue nove figlie, che tutte erano già avviate alla prostituzione sacra (dedicate alla Dea Demetra), e per oltre un mese, le donne tentarono di convincere Agata a seguire l’idolatria, cercarono di corrompere la giovane cristiana nel corpo e nello spirito.[8] Le offrirono delle cose mondane: ricchezza, divertimento, schiavi, gioielli, poi la minacciarono, ma Agata disprezzava i doni, e si mostrava insensibile a ogni minaccia. Siccome i tentativi di Afrodisia mostrarono inutili, riconsegnò la giovane a Quinziano.[9]
Nella sua storia da questo punto inizia a delinearsi una vera leggenda cattolica, arricchita dal linguaggio del popolo con eventi mistici ed eroici. Agata ritornando davanti al Romano, non ammise il paganesimo, e lo rifiutò di nuovo, allora Quinziano ordinò di sottoporla a orrende torture.[10] Il tormento della Santa richiama uno dei supplizi più comuni per i cristiani: prima essere sbranati davanti a un pubblico, poi essere bruciati vivi. Così che secondo la leggenda Agata venne spogliata e colpita dai soldati fino a sanguinare, poi subì l’attroce più famosa e impressa maggiormente nella memoria: Quinziano colpì la ragazza nella sua femminilità: venne mutilata, le tagliarono le mammelle con pettine di ferro[11], intanto che Agata non producò nemmeno un gemito.[12]
Dopo i supplizi, Agata fu riportata in carcere, dove sarebbe dovuta morira, perché ha perso troppa sangue, ma seguendo i testi dell’agiografia, e fu menzionata anche da Iacopo da Varazze nella Legenda Aurea, durante la notte apparve ad Agata San Pietro nella cella. E il giorno dopo tutte le sue ferite e anche le mammelle furono restaurate. [13] Quinziano vedendo la guarigione diventò furioso e Agata venne condannata al rogo. Secondo la leggenda appena la Santa spirò, un tremendo terremoto scosse Catania, facendo crollare le mura del palazzo di Quinziano.[14]
Le origini della festa e l‘evoluzione del culto
Le vicende della Santa successero nel corso del III. secolo, sotto il consolato di Quinziano, con Decio Traiano imperatore, quando l’Impero Romanu fu già in crisi sempre più profonda. Il sovrano cercò di rafforzare l’Impero con la promozione della religione romana, essendo così il primo imperatore di commandare la persecuzione dei cristiani sistematica.[15] Agata fu caduta vittima di questa persecuzione, ma sulla canonizzazione si sa poco. «La Chiesa cattolica ha sempre dichiarato indiscutibile la santità di coloro che hanno testimoniato la fede in Cristo (…) fino a spargere il loro sangue» – scrive Maurizio Cosentino nell’introduzione del libro: La vera deità catanesa.[16]
Già l’anno successivo alla sua morte ebbe la diffusione del suo omaggio, e a partire dalla liberazione dei cristiani con l’editto costantiniano del 313 anche l’impero lascia via libera all’incremento del culto. Dopo l’editto, il cristianesimo divenne la religione di stato nel 380, e iniziò un conversione in massa. E questo fatto costrinse i pastori della Chiesa di inserire alcune usanze pagane nella pratica della religione cristiana, promuovendo in tal modo la formazione del culto dei santi.[17] Quindi nonostante la festa abbia un carattere cristiano, si mescolano gli elementi cattolici e le antiche credenze, che si percepisce fino ad oggi.[18]
La storia della formazione del culto è abbastanza tenebroso dalla morte della santa fino all’inizio del Medioevo. La festa sicuramente è stata arricchita da tante culture dei diversi popoli i quali hanno attraversato la Sicilia, e questa mescolanza rendeva la festa molto varia e unica. «Sant’Agata ha ottenuto subito il titolo di patrona di Catania, (…) ed essa è invocata per ottenere soccorso nei pericoli del fuoco, quando le colate laviche dell’Etna fanno temere la città.» Ovviamente tanti miracoli sono attribuiti alla Santa e nel corso dei secoli si formavano i temi e casi specifici quando conta l’intercessione di Agata tra cui sono le eruzioni del vulcano (già menzionate), le malattie del seno, i difficili gravidanze, e tante altre cose.
La prima processione documentata avvenne spontaneamente nel 1126, quando il Vescovo benedettino, Maurizio riportò da Costantinopoli le reliquie agatine, trafugate 80 anni prima (nel 1040).[19] All’inizio queste celebrazioni si svolgevano presso la Cattedrale. La festa prese il carattere da processione solo sotto il dominio Aragonese e questo specifico di giri ha le sue radici probabilmente nella tradizione catalana: i giri per la città a causa di una festa cattolica, qunado vengono trasportate a spalla delle statue dei santi.[20]
Per esempio nel 1376 già venne condotta in giro per le vie interne della città, quindi verso questa data venne costruita anche il Fercolo (la macchinetta su cui portano in giro le reliquie della Santa), ed i primi contenitori delle reliquie (il Busto Reliquiario, ancora in legno) semplificando in questa via il movimento della marcia.[21] Un’altra usanza dell’epoca é che il Fercolo fu «portata a spalla dagli “ignudi” o “scalzi”, così soprannominati perché per atto pnitenziale durante la processione si presentavano a petto nudo e senza calzari.»[22] Comunque in questo periodo cominciava il giro interno nella città, e la festa si svolgeva solo un giorno, il 4 febbraio.
La tradizione “L’offerta della cera” risale al 1450, secondo Angelo Boemi, nel libo Sant’Agata – La storia, il culto, ma l’usanza della cera io riterrei a molto più presto ai tempi antichi. La presenza delle candele è molto significativo, siccome alla Festa di S. Agata gli oggetti luminosi hanno un ruolo centrico, (későbbiekben lesz róla szó, ezt nem tudom, hogyan rövidítik…dopo vedremo) e rievocano fortemente i riti pagani. Esaminando le feste romane, ho scoperto una che mostra tanti punti in comune con la Festa di Agata: la Giunone Februata. Nella Roma arcaica febbraio era l’ultimo mese dell’anno, che preludeva il rinnovamento simboleggiato dalla primavera, quindi facessero una serie di riti purificatori, tra cui Guinone Februata. Februa, la parola latina signifia “il mese della purificazione”. La festa inizò il 2 febbraio, e durante le processioni i cittadini accesero delle candele purificanti, cacciando via in questo modo il buio dell’inverno. Quindi si assomigliano le date vicine e le candele.[23]
Col passare dei secoli alle cerimonie religiose si sono aggregati degli eventi più popolari, e la festa prese una fascia più mondana, oggi diremmo folkloristica. «Nel 1522 il nobile catanese, don Alvaro Paternò redasse il “Liber Cerimoniarum”», cioè «Furono istituite giostre, organizzati cortei e corse di cavalli, cavalcate nobiliari, spari di mortaretti e addobbi vari per tutto il percorso della processione.[24]»
Dopo due cataclisme nel il corso del 600 (un eruzione enorme dell’Etna nel 1669 che coprì quasi la metà della città, e un terremoto accaduto nel 1693 che poi distrusse completamente Catania)[25] la cittá venne ricostruita. In conseguenza di ciò la struttura urbanistica si trasformò profondamente:costruirono delle strade più larghe e comode, e pian piano si configurarono anche i diversi quertieri della città.[26] Dunque dopo la rinascità di Catania, l’andamento delle celebrazioni venne completato con un altro giorno il 5 febbraio, allungando la durata dei festeggiamenti e la processione venne divisa in due giri:il “giro interno” e il “giro esterno” e allora la festa toccò tutte le zone della città.[27]
Per quanto riguarda l’epoca del Risorgimento continuavano le celebrazioni, mantenendo tanti riti antichi, medievali e raccogliendo nello stesso tempo sempre dei nuovi elementi, ad esempio i fuochi sparati prima della festa. Fino allora la fama della santa fu espansa in tutto il paese, e nel 1881 la regina Margherita regalò un anello prezioso alla Santa.[28]
Poi tanti artisti famosi fanno testimonianza del rilievo di Sant’Agata, i quali furono ispirati dal suo carattere e dipinsero il suo martirio. Tra cui i più noti sono Sebastioano del Piombo (del 500, Firenze), Giovanni Lanfranco (del 600, Parma) Giovanni Battista Tiepolo (del 700), inoltre numerosi affreschi conservano la sua memoria in tutta l’Italia (Chiesa San Matteo, Lecce, Chiesa di Santa Maria, Esine, Basilica di Sant Apollinare nuovo, Ravenna ecc.)
Nel corso del XX. secolo arrivavano delle novità tecniche degli oggetti della festa, come ad esempio la meccanizzazione del Fercolo ( la macchina che porta i reliquiari) nel 1929. Durante la seconda guerra mondiale alcuni accessori preziosi della festa sono stati danneggiati dai bombardamenti, ma presto tutti ricostriuti, e dal 1947 hanno conservato la loro forma finale, che si ammirano fino ad oggi.[29]
Insomma con tutta l’evoluzione del culto la festa esiste da più di 1600 anni, a l’omaggio verso la Santa non diminuisce. La festa attira delle grandi masse ogni anno….
Lo svolgimento della festa di oggi
La festa più grande e più aspettata dalla città venne organizzata in ogni anno in onore della patrona Sant’Agata. I festeggiamenti principali si svolgono in città dal 3 al 5 febbraio, ma ce n’è un altra che si tiene il 17 agosto. Siccome gli italiani amano fare delle grandi feste, le preparazioni iniziano già nelle settimane precedenti, con la decorazione della città, e con fuochi artificio continui. La festa è arricchita da tanti oggetti e accessori tradizionali che sono presi a cura dai cittadini entusiasti. Nelle prossime righe scriverò di questi elementi indispensabili della festa, e poi descriverò la processione religiosa.
Gli oggetti e le reliquie della festa
Le candelore e le candele
Le candele sono oggetti importantissimi della festa, che nell’interpretazione religiosa simboleggiano la purificazione e la luce di Dio. Ma alcuni fonti storiche affermano che comunque le grandi candele a candelore sostituiscono un rito sacro ad un rito pagano, come le processioni falloriche dell’antica grecica.[30]
Ritornando alle candele, vediamo prima che cose sono le candelore? Si tratta di grosse costruzioni in legno, che hanno la forma di una colonna, riccamente ornati nello stile barocco siciliano all’interno dei quali contengono un grande cereo.[31] Il peso di queste imponenti candelore (si dice anche ceri) si aggira sui 400-900 kg, le quali vengono portati a spalla da un gruppetto di uomini forzuti. I 6 o 12 uomini fanno avanzare i ceri durante la procesione per le vie di Catania con un’andatura molto caratteristica: è un tipo di danza caracollante, detto in siciliano: ‘a‘nnacata. Inoltre le candelore che oggi sono in totale undici, rappresentano le corporazioni delle arti e dei mestieri della città, ad esempio: Candelora dei Pescivendoli, Candelora dei Macellai, Candelora dei Pastai.
Il porto delle candelore fa parte delle preparazioni della festa, così ogni candelora inizia già a girare per la città due settimane prima, seguita dall’immancabile banda musicale, presso i negozi dei soci della corporazione a cui appartiene. [32]
Inoltre anche le candele e i ceri più piccoli sono importanti “all’offerta della cera”. Questa è una tradizione che deriva dal fatto che nel Medioevo i cittadini erano costretti a pagare una tale tassa: dovevano donare una somma o un cero alla prorpia corporazione per illuminare la chiesa e l’altare della Santa Patrona. [33] Come si vede la tradizione un paio di secoli fa ebbe una ragione molto sempilce e pratica., cioè dare luce alla chiesa. Oggi il motivo pratico è scomparso, ed è rimasto quello religioso, tradizionale: i cittadini offrono un cero a Sant’Agata come segno della loro devozione. Ci sono in giro della città parecchie altari di Agata, dove i credenti possono accendere la loro piccola candela gialla, poi avendo finito con le preghiere, la buttano nei grandi contenitori.
Per finire la sfilata delle candele ci sono quelle più grandi a volte enormi che pesano dai 30 kg fino al 100 kg o in più. Queste vanno portate a spalla dai devoti ed esprimono la devozione molto più spettacolarmente. Svolgono il loro ruolo all’ultimo giorno dei festeggiamenti, quando inizierà la salita in via Etnea.
La macchina di Agata
Il fercolo oppure in siciliano la vara della Santa è una costruzione in legno ricoperto di argento, su cui portano in giro le reliquie di Agata durante la festa. Le reliquie sono custodite nel Busto reliquiario e nello Scrigno, una cassa decorata che include ugualmente i resti mortali della Santa. Il fercolo è stato ristrutturato parecchie volte, durante la sua storia. Quella forma già ornata l’ha giunta nel 1518, quando fu elaborato dal tocco dell’artista napolatenao Vincenzo Archifel. Così la vara diventò un opera rinascimentale, con le sei colonne in stile corinzio, coperta da una cupola, e arricchita da tani ornamenti e da dodici statuine d’argento raffiguranti gli Apostoli che svettano attorno alla cupola[34] Nei successivi vennero aggiunte altre decorazioni, che nel corso del tempo furono rubati qualche volta. Durante la seconda guerra mondiale fu preso dai bombardamenti, e finalmente ripreso nel 1947.
Originariamente la vara venne tirata dai cittadini, precismanete dai devoti, attraverso quattro corde, con maniglie, lunghi ciascuno circa 130 metri.[35] Questo fu allora un compito degli uomini. Oggi il fercolo praticamente è messo su un tipo di macchina, che se lo porta automaticamente, ma le corde sono rimaste oggi „trascinate” dalle masse emancipanti e misti: uomini, donne, bambini.
Lo Scrigno e il Busto reliquiario
Il Busto reliquiario risale al 1376 finemente decorato in argento e contiene il teschio della Santa. Mentre il Busto viene posto sullo Scrigno, il quale è una cassa d’argento pure, e ha la stessa funzione che il busto, cioè un busto maggiore che include altre reliquie della santa. Fu realizzato dallo stesso artista che costruì la Vara.[36] I reliquiari contenuti nello Scrigno sono in sette: i due femori, le due braccia con le mani, le due gambe con i piedi e una mammella, e in più il sacro Velo. Ognuno racchiuso nelle scatole reliquiarie cesellate.[37]
L‘abbigliamento dei devoti
Per la festa i cittadini, i cosídetti devoti, si travestono un abbigliamento tradizionale. Si mettono il sacco Agatino (in siciliano: saccu), che è una tunica bianca con un filo monastico intorno alla vita, guanti bianchi, un fazzoletto, e un copricapo nero (detto in sic. scuzzetta).[38] Inoltre oggigiorno indossano anche altri accessori: una collana con medaglia (solitamente di plastica) su cui appare il viso della Santa, e una sciarpa stretta.
Ovviamente l’abito è simbolico e allo stesso tempo pratico. I partecipanti che si mettono l’abito, si chiamano se stessi devoti. Devoto significa credente, servo di Dio, in certe regioni invece può avere anche una sfumatura negativa, cioè una persona che troppo religiosa, bigotta. Ma non a Catania, dove la parola non può avere nessuna connotazione cattiva. Il devoto fa la devozione, cioè esprime la sua fede a Dio, esprime il suo omaggio, la sua ammirazione verso la Patrona di Catania. Durante la festa praticamente fanno un piccolo pellegrinaggio con le candele, quindi i devoti sono pellegrini che fanno un promesso a Dio, pregano per qualcosa o per qualcuno, e chiedono l’aiuto della loro Santa, mostrando a volte il volto davvero fanatico della loro devozione.
Comunque il sacco agatino simboleggia la penitenza, il colore bianco indica la purezza, mentre il copricapo rappresenta il capo cosparso di cenere in segno di sottomissione e umiltà.[39] Ci sono anche dei motivi pratici però: i guanti, e la sciarpa sono molto utili durante la processione (contro il fumo, la cera sciolta ecc.)
La processione
La preparazione
Già nei giorni precedenti iniziano le preparazioni alla festa, la quale offre una buona occasione per sparare dei fuochi d’artificio non solo di notte, ma anche di giorno. Poi nel corso delle vie principali del centro storico (Via Etnea, Via Caronda, Via San Guiliano) mettono le decorazioni con le luci elettroniche, cioè enormi pannelli di luci colorate, di cui i motivi tutti gli anni vengono variati.[40] Inoltre tutte le chiese vengono abbellite con un’abbreviazione di luci “W.S.A”, che scioglendo la sigla vuol dire Viva Sant’Agata!
Il 3 febbraio – L‘offerta della cera
Gli eventi del primo giorno della festa sono ancora di tipo introduttivo. La mattina alla Chiesa di Sant’Agata, in Piazza Stesicoro si riuniscono i fedeli per l’offerta della cera che quindi apre i festeggiamenti. Come ho già menzionato, l’offerta della cera è la parte della processione quando i preti benedicono i ceri dei devoti, che donano la loro cera alla Santa. Oltre alle candele più piccole, ci sono quelle grosse, perché un’usanza popolare richiede che i ceri offerti siano alti e pesanti quanto la persona che chiede qualcosa dalla Santa.[41] (Queste candele enorme avranno ancora un ruolo importante nel corso della festa.) Comunque alla benedizione partecipano il clero, le autorità cittadine, gli antichi ordini militari e cavallereschi e la folla dei devoti e cittadini. Dopo la benedizione gli partecipanti dalla Piazza Stesicoro – dove sarebbe stata martirizzata Sant Agata[42] – scendono in Via Etnea raggiungendo il Duomo. Le autorità religiose e civili vanno nelle carrozze settecentesche e arrivando alla cattedrale ammirano la sfilata delle candelore, che vengono portate nel corteo.
La liturgia religiosa finisce qui, d’ora in poi la massa si spande per riunirsi di nuovo alla sera, quando c’è un grandioso spettacolo di fuochi d’artificio in Piazza Duomo accompagnati dal forte scampanino della campane della Cattedarle. Durante la festa spesso si sparano dei fuochi, non solo per la gioia dei fedeli, ma i catanesi attribuiscono ai fuochi altri significati: la martire che fu bruciata sul rogo, e naturalmente il fuoco dell’Etna.[43] Sin dall’antichità preferiscono collegarsi i disastri naturali ai poteri celesti, e in questo contesto le eruzioni del vulcano vanno spiegate come le risposte e le manifestazioni di Agata.
IIl 4 febbraio – La messa dell‘aurora, e il giro esterno
Il giorno seguente inizia con la messa dell’aurora nel Duomo di Sant’Agata. I devoti ormai travestiti nel sacco agatino riempiono pian piano la grande chiesa, e i devoti ascoltano la messa in attesa entusiasta dell’uscita della Santa. Infatti alla fine della celebrazione arriva il momento aspettato: escono i reliquari della santa dal sotterraneo del Duomo, cioè lo Scrigno e il Busto reliquiario che appena saranno usciti, verranno messi sul Fercolo.
All’istante quando i cittadini vedono la statua della Santa sul busto reliquiario esplodono negli urli, cantano o gridano un versetto nel dialetto siciliano:[44]
»Jè chiamamula ccu razia e ccu cori
ppi s’antaituzza bedda ca sta niscennu,
semu tutti, devoti tutti?
Citatini! Citatini!
Evviva Sant’aita!
Citatini! Citatini!«
»Chiamiamola con grazia e con cuore,
per sant’Agatuccia bella, che sta uscendo,
Siamo tutti devoti, tutti?
Cittadini! Cittadini!
Evviva Sant’Agata!
Cittadini! Cittadini!«
La manifestazione della fede quasi superstiziosa della gente meridionale è veramente coinvolgente, e caratterizza fortemente tutti gli eventi della festa. Lo Scrigno viene sempre accompagnato da grande rispetto ma nello stesso tempo da urli tremendi, come se richiamasse l’atmosfera di una festa pagana anticha della Catania di duemila anni fa.
Dunque i cittadini salutano la loro Patrona agitando i fazzoletti bianchi, urlando dei versetti, e cantando le canzoni della Santa. Ad esempio l’Inno popolare a Sant‘Agata:[45]
»Inneggiamo alla martire invitta,
rifulgente di luce e di vita,
inneggiamo alla grande eroina
pressi l’ara cosparsa di fior.
Anelante di palpiti sacri,
si diffonde la gioia nel cielo
ed all’ombra del mistico velo
sorga l’inno festoso del cuor.
Rit.: Tu che splendi in paradiso,
coronata di vittoria,
O, Sant’Agata la gloria
per noi prega, prega di lassù.
Esultante nei duri tormenti
luminosa nel carcere oscuro
ella affronta con animo puro
le minacce d’un uomo crudel.
Non ascolta le vane lusinghe
e promesse d’un sogno radioso
vince il fuoco e del cielo armonioso
l’innamora l’eterno splendor. (Rit.)
Per i secoli vola il tuo nome
e risuona per i monti e sul mare
circonfuso di sole l’altare
il suo corpo conserva fedel!
Su! leviam cittadini l’evviva
a valor centenario, possente
a colei che prega morente
il Signor della vita immortal! (Rit.)
Dopo che lo Scrigno e il Busto avevano lasciato la chiesa, vengono posizionati sul Fercolo addobbato con i garofani di colore rosa e bionaco (simboleggiando la passione e la purezza del Martirio[46]), il quale li aspetta davanti al Duomo insieme alla massa dei fedeli vestiti nel sacco.
Poi tutta la folla inizia il “Giro esterno” seguendo la statua della santa, e la corsa dura tutta la giornata. Il cammino attraversa le parti periferiali di Catania, e ripercorre i luoghi della storia del martirio e della città. La prima sosta è la cosidetta “Calata da‘ marina“, quando si ricordano alle reliquie riportate a Catania da Costantinopoli nel 1126, dopo un furto successo nel 1040.[47] Poi un’altra fermata alla colonna della peste, dove i devoti rievocano la risparmiata dall’epidemia nel 1743, che è un miracolo ovviamente attribuito a Sant’Agata.[48]
Il Fercolo è trainato per i cordoni dai instancabili devoti, che cantano e gridano continuamente. Dai palazzi sotto cui passano si sentono le esclamazioni felici degli abitanti, che lanciano delle strisciate sui fedeli. Le strisciate sono bigliettini colorati con la scritta “W.S.Agata”[49]
Il pomeriggio arrivano alla salita dei Cappuccini (“a ‘nchianata de’ cappuccini“) quando il Fercolo viene portato alla chiesa Santa Marie della Speranza dei cappuccini che si trova proprio al luogo, dove Agata fu messa nel carcere e spirò.[50] La chiesa è preceduta da una salita ripida, dove a un tempo i partecipanti dovevano tirare di corsa il Fercolo fino alla chiesa, mostrando in questa maniera non solo la forza spirituale, ma anche quello del fisico. Oggigiorno da una parte il Fercolo funziona automaticamente, dall’altra parte la corsa è stata proibita dopo qualche incidente, quindi non c’è bisogno più della forza umana, è rimasto soltanto il gesto. Durante la festa ci sono due salite, “la salita dei Cappuccini” e “la salita di Sangiuliano” tra cui la più pericolosa è quella del Sangiuliano, siccome arrivandoci i devoti sono già stanchi, ed è una strada più lunga, più ripida.
Dopo una sosta alla chiesa il corteo va avanti, raggiungendo la Chiesa di Sant’Agata la Vetere, dove si ascolta una messa.e poi riprende il giro esterno, attraverso le parti antiche e altre zone densamente popolate, dove si rallenta il percorso. Perciò le continue soste dovute alle chiese e ogni altare dedicate a Sant’Agata, e per i devoti che offrono i loro ceri alla Patrona.[51] Inoltre devo menzionare che la strada che il Fercolo percorre non è sempre uguale, ma varia ogni anno, secondo le “offerte”. Per un catanese credente significa un grande onore, se la Santa passa davanti a casa sua, è capace anche di “dare un’offerta in denaro” cioè pagare per far passare la Santa.
Il giro esterno si conclude all’alba, quando rientrano nel Duomo, per riposarsi un poco e prepararsi all’ultimo giorno della festa.
5 febbraio – Il giro interno e la corsa delle candelore
Sugli eventi della notte dell’ultimo giorno non ho trovato delle descrizioni precisi, quindi lo scriverò a base delle mie esperienze personali, delle mie impressioni.
Alla tarda mattina viene celebrata una messa pontificale alla quale partecipano i fedeli, il cardinale, e dei vescovi siciliani. Dopo la messa c’è un’intermezzo nell’andamento della festa, bisogna riposarsi prima della faticosa sera seguente.
Verso le 5 di pomeriggio gli eventi si riprendono: il giro interno ha inizio. Il Busto reliquiario esce di nuovo dal Duomo, e comincia, la sua ultima passeggiata sul Fercolo. Oramai il centro della città è talmente affollata che si muove a fatica. Ci si mettono le bancarelle che vendono dei dolci, dei palloncini, e altra roba di fiera, l’atmosfera quasi richiama l’aria delle sagre ungheresi. Nelle pasticcierie preparano i dolci tipici della festa, per esempio le cassatelle, le cosidette mammelle di Sant’Agata (dolci che hanno la forma di un seno).
Intanto le grandi candelore si riuniscono in Piazza Stesicoro, e all’inizio della via Etnea i ceri grandi, con i loro portatori. Stanno preparando alla marcia in lungo di via Etnea e Via Caronda. La via Etnea (la strada principale della città) si divide in due strade al suo inizio che poi entrambe salgono verso l’Etna paralellamente: via Caronda su cui la folla sale, fino al Borgo, dove si gira tutto il corteo, e scende sulla strada parallella, in Via Etnea. (Sulla mappa si vede in rosso il giro interno, mentre in azzurro il giro esterno). Per superare questo piccolo cammino, a piedi normalmente ci vuole un quarto d’ora – venti minuti. Invece alla festa, i partecipanti ci mettono quasi 10 ore, iniziano la marcia alle 6 di pomeriggio e finiscono il giro verso le 5 o 6 di mattina!
Mentre il Fercolo sta avanzando lentissimamente dal Duomo in direzione di Via Etnea, le Candelore sono già in movimento. Le grandi costruzioni (che pesano 400-900 kg) salgono in via ognuno con l’aiuto di 6 o 12 uomini i quali lo fanno avanzare con quella caratteristica danza caracollante, detto in siciliano: ‘a‘nnacata.
Dopo le Candelore anche i devoti iniziano il loro “pellegrinaggio” con i ceri grandi sulle spalle: secondo la tradizione questi ceri offerti devono essere alti e pesanti quanto la persona che li porta e che chiede qualcosa dalla Santa.[52] Di solito esagerano, e scelgono ceri che possono pesare ben 100 chili, perciò un portatore ha dei aiuti, dei accompagnatori, che lo affiancano durante la notte.
Quando rabbuia, i devoti accendono i loro ceri mostruosi, e iniziano la salita in Via Caronda. Con i ceri bisogna andare di corsa, però siccome questi oggetti sono pesantissimi, a ogni 20 metri devono fermarsi. I devoti fanno dei piccoli gruppi, e vanno assieme, fermandosi alle chiese e altre altare che incontrano per via. Arrivando a una sosta mettono giù le candele, e compiono un piccolo rito: nel gruppo ci sono portavoci, che urlano, gridano ad una voce fortissima a volte già a voce fessa delle preghiere siciliane, raccontando le vicende della Santa. Questo rito alla gente estranea sembra abbastanza confusa, invece in realtá gli urli tremendi sono ben strutturati, e infatti raccontano i tormenti della patrona. Mille volte si sente la domanda: »semu tutti, devoti tutti?« (siamo tutti, devoti tutti?) a cui i fedeli rispondono con un esortazione: „cittatini, cittatini” che oggi si è trasformato in un incomprensibile “cit, cit…” o “cettu, cettu…” (video in allegato)
Osservando questo rito da vicino, non sembra cattolica per niente. Quell’ultima notte delle processioni assolutamente si manifesta il carattere pagano della festa, e chiaramente dimostra che ha le sue radici nelle vane antiche greche-romane.
Comunque i devoti continuano a ripetere questo lungo la Via Caronda, poi verso le 3 o 4 della notte girando al Borgo, riprendono la Via Etnea, su cui scenderanno per finire il giro interno. Alle prime luci dell’alba arrivano alla Via Sangiuliano, a quest’ora tutti si sentono una stanchezza incredibile, ma non si rendono. Prendono un buon caffè ai bar della Via Etnea, per raccogliere i resti della loro energia per affrontare l’ultimo tocco della festa:”la salita di Sangiuliano“
All’inizio della strada la folla si sistema, perché si sente l’avvertenza: “Donne, bambini e vecchi fuori!” Con “la salita di Sangiuliano” la festa arriva al momento topico, quando i devoti devono trainare il Fercolo in questa via molto ripida. Ad un tempo la macchina veniva trainata di corsa dai cittadini, ma oggigiorno, dopo un incidente mortale avvenuto nel 2001, la corsa venne proibita.[53] Comunque gli uomini si mettono in due file fittissime e con i due cordoni tirano su il Fercolo, accompagnato dagli applaudi dei cittadini.
Il canto delle suore Benedettine
La festa si conclude con un bel riflusso davanti al monastero dei Benedettini, in via dei Crociferi, dove dopo il lungo e faticoso cammino arriva la massa dei fedeli easuriti per ascoltare il tradizionale canto delle monache. Le suore fino ad oggi non possono essere viste dai devoti, e intonano la loro antifona nella chiesa chiusa. Per questo i cittadini stanchi si calmano per un attimo, e si crea un silenzio assoluto, per sentire la canzone.[54]
Ovviamente a questo punto già tanti si sentono prorpio male, alcuni svengono, quindi questo momento suggestivo spesso viene interrotto dai devoti, che chiamano l’ambulanza. Poi ascoltato il canto delle sorelle, il corteo ritorna alla cattedrale e riconsegna alla cameretta sotterranea la Vara, lo Scrigno e i reliquiari della Santa.[55]
Analisi del questionario sulla partecipazione alla Festa di Sant‘Agata
Dopo aver partecipato questa festa coinvolgente e impressionante, ero curiosa chi sono le persone che seguono, e comunque mantengono questa tradizione vecchissima, volevo indagare la struttura sociale di quella massa caotica. Io sono stata alla festa personalmente un anno fa (nel febbraio del 2013), ma l’indagine l’ho compiuta in questo anno (nel febbraio del 2014) via internet. Il mio scopo era di osservare l’età, l’istruzione, e la partecipazione dei partecipanti, tenendo conto anche delle opinioni idividuali.
Siccome non ho avuto la possibilità di rotirnare a Catania in questo anno, non potevo esaminare le opinioni sulla festa abbastanza ampiamente. Quindi il questionario ho fatto compilare con l’aiuto della pagina Facebook della festa[56], e alla fine gli intervistati sono stati in totale 77. Il vantaggio del sondaggio online era che riuscivo a giungere tante persone siciliane relativamente velocemente, ma aveva anche degli svantaggi, che dovevo affrontare durante la lettura dei valori. Bisogna rendersi conto del genere del sondaggio: a causa del numero troppo basso degli intervistati, i risultati non sono rappresentativi. L’indagine serve come l’illustrazione alla festa, e non da dei dati precisi sociologicamente.
L‘elaborazione dei dati personali
Il sesso degli intervistati è equilibrato 44% femmine e 56% maschi (allegato 02.)
Dove abita?
Il mio gruppo destinatario erano le persone che abitano nella Provincia di Catania, quindi conoscono la festa e ne possono avere un’opinione, un’impressione. Penso che in gran parte io sia riuscita a comunicare con queste persone attraverso il questionario, siccome i soggetti intervistati provengono l’87% dalla Provincia di Catania.
A Catania | 48 | 63% |
In Provincia di Catania | 18 | 24% |
In Sicilia | 4 | 5% |
Oltre a Sicilia | 6 | 8% |
Dati personali 2. La sua età
Per quanto riguarda l’età degli individui il grafico a torta ci mostra già dei dati molto più variati:
tra 15-18 | 11 | 14% |
tra 18-25 | 20 | 26% |
tra 25-35 | 24 | 32% |
tra 35-45 | 5 | 7% |
tra 45-60 | 12 | 16% |
oltre 60 | 4 | 5% |
La maggior parte: il 72% è giovane, queste persone non hanno ancora compiuto i 35 anni. Forse non c’è da stupirsi, perché duarnte l’elaborazione di questi dati devo sempre rendermi conto del genere di questo sondaggio cioè che è stato fatto online quindi è normale che l’hanno compilato in prevalenza dei giovani.
Ultimamente é stato girato un filmato nell’ambito del progetto “Giovani Tradizioni” – finanziato dal Dipartimento della Gioventù dei Ministri – che aveva lo scopo di «narrare attraverso l’occhio dei giovani il patrimonio culturale e folkloristico del nostro Paese». Il programma ha documentato «le numerose feste popolari dando voce ai giovani che si impegnano per mantenerle in vita.»[57] Comunque io ho visto la partecipazione delle nuove generazioni e si può leggere il loro entusiasmo sull’attività online (la pagina facebook con 9000 membri).
Quale è il suo grado di istruzione più alto?
Cercavo di ragionare la mia opinione e la mia impressione che ho fatto partecipando alla festa, cioè che la maggior parte dei partecipanti sia meno istruita.
Qui non potevo usare il grafico a torta, perché non risulta dei dati precisi, bisognava invece fare una distribuzione tra i diversi gruppi generazionali, quindi conveniva mettere il grafico a colonne.
Le generazioni più attive erano il secondo gruppo tra 18-25 con 21 risposte, il terzo gruppo tra 25-35 con 22 risposte, e il quinto tra 45-60 da cui sono arrivate 12 risposte. Ne questi tre gruppi coinviene analizzare il terzo e il quinto gruppo, siccome al primo e al secondo gruppo le riuscite corrispondono alla loro età (licenza elementare, diploma di maturità).
Sulla distribuzione percentuale si potrebbero mettere a confronto i diversi gruppi: nel terzo gruppo l’8% ha la licenza elementare, 59% il diploma di maturità, e 32% ha ottenuto la laurea. Forse a questo spicchio si vede la maggiranza dei sottoistruiti, ma rendendo conto anche del fatto che in Italia tanti studenti prolungano il periodo degli studi universitari, non possiamo fare delle affermazioni molto precise.
Osservando il quinto gruppo (tra 45-60) i risultati sono simili, a meno che qui troviamo anche delle persone che hanno solo la licenza media (8%). Il 17% ha la licenza elementare, anche qui la maggioranza ha la maturità 42%, e il 33% ha la laurea.
Purtroppo essendo in mancanza degli intervistati sufficenti non posso pervenire una conclusione esatta, nemmeno ragionare la mia opinione. Posso soltanto citare due opinioni personali dalla fine del quastionario, le quali sembrano contradditorie, ma forse spiegano meglio la struttura sociale dei partecipanti. «Troppa gente di basso livello, ma la festa è unica! », e «Il mio rapporto con la festa è di sentirmi parte di un popolo dove le classi sociali ,almeno per tre giorni, vengono annulate dalla condivisione della festa!»
L’elaborazione dei dati della partecipazione
Lei partecipa alla Festa di Sant’Agata di questo anno?
Sí, tutti e tre giorni | 35 | 46% |
In parte | 31 | 41% |
No, ma la seguo su Internet/ in TV/ alla radio | 6 | 8% |
No | 4 | 5% |
L’assistenza a tutto il festeggiamento è abbastanza faticosa, e ci vuole tanto tempo libero. Ufficialmente i giorni della festa non si considerano giorni festivi, quindi non tutti possono permettersi di essere presenti a tutti i tre giorni. Perciò quasi la metà della gente attiva partecipa all’intera festa, cioè il 46%, e l’altra metà, il 41% soltanto in parte. Pochi sono degli intervistati che seguono gli eventi con l’aiuto dei massmedia, ma probabilmente tanti lo fanno della generazione più vecchia, quelli che non possono uscire di casa. Oggigiorno i canali locali della TV e della radio informano il pubblico, e naturalmente anche su internet ci sono tanti canali attivi, e non dimenticando sulla pagina Facebook della festa (già menzionata)[58], la quale conta più di 9000 seguaci.
Regolarità della sua partecipazione alla festa:
Il 68% degli intervistati ci partecipa ogni anno, e il 20% ha già partecipato parecchie volte alla festa, e la minoranza è quello disattivo che si è presentata una-tre volte o mai all’evento.
Invece quella bassa percentuale che non ha mai partecipato alla festa, o puramente 1-3 volte, su 9 persone 6 sono laureati, quindi hanno la formazionione più alta della media dei partecipanti.
Partecipo in ogni anno alla festa | 52 | 68% |
In vita mia ho già partecipato parecchie volte alla festa | 15 | 20% |
In vita mia ho partecipato 1-3 volte alla festa | 6 | 8% |
Non ho mai partecipato alla festa | 3 | 4% |
Se partecipa, in che modo lo fa?
Spettatore | 24 | 33% |
Devoto (senza l’abbigliamento tradizionale) | 22 | 30% |
Devoto (con l’abbigliamento tradizionale) | 27 | 37% |
Altro | 0 | 0% |
La massa della gente è molto varia durante la festa. Ci sono dei cittadini che partecipano intensivamente e si mettono anche il sacco agatino. Poi ci vanno altri che forse non indossano l’abbigliamento della festa, ma partecipano lo stesso. Ho dato 4 possibilità da rispondere, di cui i soggetti intervistati hanno optato per tre, e questi risultati si dissolovono in pari misura.
- La categoria Spettaore può essere separata dalle altre due, perché come ho notato durante l’elaborazione della festa, Devoto nel loro linguaggio vuol dire religioso, quindi uno che partecipa come Spettatore forse non si sente religioso, ma lo attira l’atmosfera e la forza folkloristica della festa.
- Alle altre due sezioni Devoto senza il sacco agatino, e Devoto con l’abbigliamento tradizionale si parla insomma della gente chiaramente religiosa e qui i risultati sembrano più o meno uguali. Entrambi di due gruppi sentono tanto la religione quanto la tradizione della festa. Magari coloro che si mette il sacco bianco, ritiene importante anche l’apparenza, la forma della tradizione che si manifesta in questo modo.
Se partecipa, perché?
Visto che la cerimonia comprende tanti momenti ed elementi più pagani che cristiani, ero curiosa se ci fosse qualcuno che diversifica la parte religiosa dalla parte tradizionale.
Per tradizione | 16 | 21% |
Per religione | 10 | 13% |
Per tradizione e religione | 47 | 62% |
Altro | 3 | 4% |
Insomma la maggioranza, il 62% ha detto che ci partecipa per tradizione e religione e questi risultati corrispondono più o meno a quelli sopra menzionati, al 67% di cosidetti Devoti. Il 21% ci partecipa solo per tradizione, non considerando l’aspetto della fede, ma con lo stesso rispetto verso i religiosi. Invece da parte del 13% che sceglie la partecipazione solo per religione, forse il rispetto non è corrisposto «È una festa che sento soprattutto dal punto di vista religioso, ma secondo me tanti la seguono solo per tradizione e folklore, come momento di socialità e allegria, ho paura che prevale maggiormente questo aspetto su quello religioso» – si lamenta un cittadino dal gruppo religioso. (allegato degli opinioni liberi)
L’elaborazione dei dati della consumazione
Durante la festa appariscono gli immancabili bancarellisti (spesso venditori abusivi) creando un’atmosfera da mercato. Pochi sono i prodotti a tema: le candele i quadri o i dipinti. Piuttosto venditori di zucchero filato, di torrone, di palloncini Hello Kitty, e degli oggetti talmente importanti per la festa come per esempio la spada laser. Se io fossi catanese e andassi alla festa, mi darebbe davvero fastidio la presenza di queste bancarelle, che non c’entrano nulla con la spiritualità della festa. Allora volevo fare una domanda su questo tipo di consumazione.
Lei compra qualcosa dalle bancarelle durante la festa?
Sí | 41 | 53% |
No | 27 | 35% |
Secondo me le bancarelle danno fastidio alla spiritualità della festa | 5 | 6% |
Altro | 4 | 5% |
La maggioranza 53% consuma, ed erano relativamente pochi per cui la presenza della vendita
sia un elemento fastidioso. È chiaro: se c’è l’esigenza, funzionerà il commercio. Poi come ho scritto prima (capitolo: Le origini della festa e l’evoluzione del culto), già dal medioevo si presentarono i bancarellisti alle feste solo che allora vendevano la roba dell’epoca.
Opinione libera
Alla fine del questionario lasciavo spazio per esprimere l’opinione personale sull’evento e il rapporto con la Santa. Leggendo questi commenti si percepisce l’ambiguità della festa. Adesso ne questi citerò alcuni.
«È una festa che sento soprattutto dal punto di vista religioso, ma secondo me tanti la seguono solo per tradizione e folklore, come momento di socialità e allegria, ho paura che prevale maggiormente questo aspetto su quello religioso »
«Il mio rapporto con la festa è di sentirmi parte di un popolo dove le classi sociali ,almeno per tre giorni, vengono annulate dalla condivisione della festa!»
«I miei ricordi sono legati alla processione lungo la salita dei cappuccini. il candore dei devoti vestiti con i loro sacchi bianchi, e il coro incessante che accompagna la salita alle parole:” cittadini, cittadini semu tutti divoti tutti” la risposta della folla: “cettu, cettu, cittadini viva Sant’Agata” »
«Per me Agata è una sorella,non riesco a starle lontana,ho bisogno di lei per pregare Dio »
«Poco di religioso, quasi nessun simbolo cristiano, nessun crocifisso nella processione, quasi nessuna preghiera, canto o rosario »
«Ci vado solo per un voto che ho fatto e intendo mantenere fino alla morte »
«Rispetto e apprezzo la storia del suo martirio pur non essendo un devoto né un religioso. »
«Legame tra cristiani coetanei e concittadini »
«È un turbinio di sensazioni e emozioni uniche davvero inspiegabili.»
«C’è sempre un’enorme e fastidiosa confusione »
«La amo perchè mi ha aiutato in un momento difficile, e io le sarò in debito per tutta la vita »
Analisi dei articoli
– I problemi del 21° secolo
Accanto ai lati positivi e affascinanti, la festa imposta anche dei problemi gravi a partire dalla presenza di migliaia di persone, il pericolo dei ceroni accesi, la cera sciolta sulle strade, i venditori abusivi fino ai sospetti sull’accaparramento delle candelore da parte dei clan mafiosi[59]; insomma la confusione che si diffonde in questi giorni nella città, e perturba la vita stessa dei cittadini.
La massa della gente sempre causa dei problemi, ma questi possono essere risolti dalle forze dell’ordine. Negli ultimi tempi invece c’è un dibattito acceso sulla legalità della festa che tocca dei questioni più delicati: la mafia e i costi della festa.
«I clan – lo hanno detto alcuni pentiti – sarebbero interessati alla gestione delle candelore.»[60] scrive la pagina web www.ienesiciliane.it, e sulla stessa cosa avverte un altro sito locale www.argocatania.org «Dalla gestione dei “cerei” si ricavavano vantaggi economici o sotto forma di “offerte” settimanali, a cui si aggiungeva poi il regolare “pizzo”, o sotto forma di pagamento di una somma giornaliera che di fatto rappresentava la modalità dell’estorsione.»[61]
È un’altro problema grave della festa che gli eventi si svolgono sulle strade principali del centro. Prima della festa queste strade vengono ricoperte da segatura affinché la cera non sciolga proprio sul pavimento. Ciò malgrado qualche cera tocchi le strade e quindi nei giorni seguenti le vie vengono chiuse, poiché i collaboratori rimuovono la cera, evitando così i futuri incidenti stradali. Per svolgere questo lavoro gli operai ci mettono 2-3 giorni, durante i quali i negozi considerano una perdita significativa.
«”La rimozione della cera poi (…) comporta la chiusura di alcune vie come la via Etnea, con gravi conseguenze sul commercio, settore già in profonda crisi”. Sono infuriati, infatti, i titolari degli esercizi commerciali che affacciano lungo le strade percorse dalla processione. “Nei giorni in cui le strade sono chiuse – hanno lamentato in molti – riusciamo a guadagnare meno di 50 euro in una giornata”. » – scrive Melania Tanteri sui commercianti indignati.[62]
A partire dagli anni 2000 la celebrazione è stata già regolata tante volte, ultimamente nel 2011 veniva esposto un Regolamento[63] confermando l’incarico del “Maestro del Fercolo”, dei “Responsabili” e dei “Collaboratori” per assicurare meglio l’andamento della processione e comunque per renderla più pulita e trasparente. Oggigiorno la marcia va accompagnata dai carabinieri, dai vigili del fuoco e naturalmente giunge sul posto anche l’ambulanza.
Comunque ci sono ancora problemi da affrontare a causa della festa e col passare del tempo ce ne saranno sempre che trasformeranno piccole parti della celebrazione, continuando così l’evoluzione della festa, ma conservando la tradizione e l’essenza della festa.
Sommario
Durante il mio lavoro, ho trovato ancora numerose vie da percorrere sul tema della festa. Quasi ogni capitolo conteneva almeno due elementi che si potrebbe esaminare profondamente.
Al capitolo Le origini della festa, e l’evoluzione del culto ritenevo un argomento molto interessante le radici antiche della festa che secondo me hanno un ruolo maggiore, di cui i partecipanti catanesi non si rendono conto e gli elementi rituali spesso spiegano come la manifestazione della fede e della devozione.
Nel prossimo capitolo, quando scrivo in dettagli dello svolgimento della festa cercavo di interpretare fedelmente l’atmosfera e l’ambiente delle celeprazioni ed al lettore possono essere di aiuto le foto allegate e il video.
Alle analisi del quastionario avevo problemi con il numero troppo basso degli intervistati per cui non riuscivo a dare dei risultati rappresentativi per quanto riuarda l’istruzione dei partecipanti. Invece altre risposte mi hanno fatto riflettere sulla relazione tra fede e tradizione, che in questa festa popolare (e penso come in tanti altri in mondo) mostra una strana mescolanza. La rappresentazione dei problemi del nostro secolo servivano per far vedere anche il lato poco scuro dell’evento: gli affari sporchi della mafia, e le difficoltà dell’organizzativo.
Forse è normale che nel corso della mia ricerca ho scoperto sempre nuove vie da studiare, ma spero che nel futuro una di queste vie potrà essere l’argomento della mia tesi della laurea specialistica.
Insomma la festa esiste da più di 1600 anni, a l’omaggio verso la Santa non diminuisce. Tanti cittadini si entusiasmano, e ci vanno in ogni anno, ed è difficile separare la fede, la superstizione e la tradizione negli atti della festa. Ci sono alcuni che non la amano tanto, e si lamentano nei giorni della festa, ma la rispettono per forza. Un straniero cerca di capire che cosa significa la festa ai partecipanti, e questo è difficile, ma una cosa si perceisce subito: la festa unisce la città e fa parte sostanziale dell’identità catanese.
[1]
Tempio, A. Agata cristiana e martire nella Catania Romana. Giuseppe Maimone Editoria,Catania, 2003, p.10.
[2] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p. 14.
[3] Tempio, A. Agata cristiana e martire nella Catania Romana. Catania, 2003, pp.12,13,
Agata „La Buona”, http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/santagata/la-vita/Agata_La_Buona.aspx, 16.02.2014
[4] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p.14.
http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/santagata/la-vita/Agata_La_Buona.aspx
[5] Tempio, A. Agata cristiana e martire nella Catania Romana. Catania , p.13.
[6] Tempio, A. Agata cristiana e martire nella Catania Romana. Catania , p. 13.
[7] http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/santagata/la-vita/La_fuga_e_l’arresto.aspx
[8] Tempio, A. Agata cristiana e martire nella Catania Romana. Catania, p.14.
Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p. 20.
[9] http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/santagata/la-vita/In_casa_di_Afrodisia.aspx
[10] http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/santagata/la-vita/In_casa_di_Afrodisia.aspx
[11] Tempio, A. Agata cristiana e martire nella Catania Romana. Catania , pp.17., 20., 22.
[12] Guzzone, G. Sant‘Agata – La storia, il culto, Catania, Boemi, 2013. p. 42.
[13] Tempio, A. Agata cristiana e martire nella Catania Romana. Catania , p. 24.
[14] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, pp. 24, 26
[15]
Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 33 Decio (1987) Silvana Pettenati
[16] Colonna Romano, M. La vera deità catanesa. Catania, Boemi, 1658 p. 7.
[17] Brown, P. A szentkultusz kialakulása és szerepe a latin kereszténységben. Budapest, Atlantisz Könyvkiadó, 1993 p. 40.
[18] Colonna Romano, M. La vera deità catanesa. Catania, Boemi, 1658 p. 11-12.
[19] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p. 67-68.
[20] Hartmann H., Wetzel C., Szicília. Budapest, Magyar Könyvklub, 2003, p.116
[21] http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant’Agata 07. 04. 2014
Guido A., Sant‘Agata Vergine e Martire Catanese, Catania, p. 32.
[22] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p. 68.
[23] http://www.placidasignora.com/tag/iuno-februata/ – Placida Signora, 12. 02. 2012
[24] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p.69.
[25] http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant’Agata 07. 04. 2014
[26] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p.71.
[27] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p. 70.
[28] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p. 99.
[29] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p. 101.
[30] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p.76.
[31] http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant’Agata#La_festa_ai_giorni_nostri, 06.03.2014
[32] http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant%27Agata, 10. 03. 2014
Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, pp. 77-82.
[33] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p.85.
[34] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, pp. 100-102.
[35] http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant%27Agata, 10. 03. 2014
[36] http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant%27Agata 10. 03. 2014
[37] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p. 99.
[38] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, pp.94-95.
[39] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p.94.
[40] http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant’Agata#L.27illuminazione 16. 03. 2014
[41] http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/santagata/la-festa-di-sant-agata/La_aprocessione.aspx 16. 03. 2014
[42] http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant’Agata#L.27illuminazione 16. 03. 2014
[43] http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/santagata/la-festa-di-sant-agata/La_aprocessione.aspx 16. 03. 2014
[44] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p.91.
http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant’Agata#L.27illuminazione 16. 03. 2014
[45] Guido, A. Sant‘Agata Vergine e Martire catanese, Catania, 2004. p. 55.
[46] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p. 102.
[47] http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant’Agata#4_febbraio_-_Il_giro_esterno_della_citt.C3.A0 16. 03. 2014
[48] http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/santagata/la-festa-di-sant-agata/La_aprocessione.aspx 16. 03. 2014
[49] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p.103.
[50] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p.104.
[51] Privitera, S. Il libro di S. Agata. Catania, Boemi, 2001, p.106.
[52] http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/santagata/la-festa-di-sant-agata/La_aprocessione.aspx
[53] http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant’Agata#5_febbraio_-_Il_giro_interno 22. 03. 2014
[54] http://www.cataniatoday.it/cronaca/sant-agata-canto-suore-clausura.html, Dorotea Lo Greco, 04. 02. 2012
[55] http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/santagata/la-festa-di-sant-agata/La_aprocessione.aspx 22. 03. 2014
[56] https://it-it.facebook.com/pages/Festa-di-SantAgata/273675734149 30. 03. 2014
[57] http://www.comune.catania.it/informazioni/cstampa/default.aspx?cs=29329 Catania, 03/02/2013
[58] https://it-it.facebook.com/pages/Festa-di-SantAgata/273675734149 30. 03. 2014
[59] http://www.argocatania.org/2012/02/03/un-decalogo-per-la-festa-di-santagata/ 02. 03. 2012,Un decalogo per la festa di sant’Agata
[60] http://www.ienesiciliane.it/cronaca/13604-religione-e-affari-di-cera-o-affini-festa-s-agata-il-comitato-per-la-legalita-pone-punti-interrogativi.html 08. 02. 2014, Religione e affari di cera o affini, festa S.Agata: il “comitato per la legalità” pone punti interrogativi
[61] http://www.argocatania.org/2012/02/03/un-decalogo-per-la-festa-di-santagata/ 02. 03. 2012,Un decalogo per la festa di sant’Agata
[62] http://www.qds.it/15088-catania-sant-agata-gli-incalcolabili-costi-del-centro-storico-paralizzato.htm 11. 02. 2014, Quotidiano di Sicilia, Melania Tanteri – Catania – Sant’Agata, gli incalcolabili costi del centro storico “paralizzato”
[63] https://app.box.com/s/d8e9o1chvgjjvxu7zk9d 05. 03. 2014.
Bibliografia
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